Sullo sfondo della storia della città di Zurigo e della Confederazione elvetica nel XVI secolo, Sergio Ronchi delinea la vita, il pensiero teologico e l’impegno politico che condussero Zwingli alla morte sul campo di battaglia. Ne emerge una figura di grande originalità: non un umanista teologo, bensì un teologo che pensa l’evangelo con metodi umanistici. Teso alla fedeltà verso la parola scritta e all’annuncio di Gesù Cristo, Zwingli – il più politico dei Riformatori – propone i temi della Riforma da una angolazione assolutamente propria.
Rigorosamente cristocentrico, il suo pensiero non concede nulla all’uomo: Cristo è la guida dell’umanità tutta, da lui dipende ogni cosa, compresa l’armonia sociale.
«Zwingli è, per certi versi, un riformatore un po’ anomalo sia quanto a formazione culturale (teologo umanista) sia quanto alla sua teologia (estremamente “personale”) e certo non meno quanto alla sua vita (senza dubbio, il più combattivo – in ogni senso! – e il più politico fra tutti i riformatori) trascorsa a periodi in campagne militari e, alla fine, consumata tragicamente sul campo di battaglia. Perciò, egli viene spesso guardato con un certo sospetto ieri come pure oggi; rimane, però, pur sempre un riformatore posto sul medesimo piano degli altri, nel senso che a lui premeva soltanto il puro evangelo».
Sergio Ronchi
Indice testuale
Premessa
1. Il quadro storico
2. Zwingli e le vicende della “sua” Confederazione
3. Zwingli e Zurigo
4. Il pensiero politico di Zwingli
5. Zwingli, il riformatore di Zurigo
6. Zwingli, teologo umanista